Il sodalizio “Ra Familia Bubièiza” invita tutti al Fuiè ad San Giusèp mercoledì 19 marzo in località Candia sul greto del torrente Bobbio.
Con il tipico ritornello: “San Giusep l´è pasè, la primavera l´è riturnè!” inizia la festa. Bevande calde, frittelle e torte propiziano quindi un piacevole momento serale di aggregazione. Per l´occasione sarà servito ai partecipanti dell´ottimo vin brulè.
Con la fuiè viene bruciata la “vecchia“, simbolo dell´inverno. Da come brucia la vecchia molti traggono auspici per la prossima primavera.
La festa del 2009 è stata ripresa dalla troupe di Rai 1 (vedi relativo video).
Storia:
Il passaggio dall´inverno alla primavera nell´equinozio, quando il dì e la notte hanno la stessa durata, si festeggia solitamente bruciando, per così dire, o accendendo una grossa “fuiè” (falò) alla sera di San Giuseppe.
Il Santo è molto venerato nelle nostre parrocchie di montagna, infatti, difficilmente si trovano chiese senza la statua del santo con in braccio il piccolo Gesù.
La tradizione del falò è molto viva a Bobbio e con la fuiè viene bruciata la “vecchia“, simbolo dell´inverno. Essa, rappresentata da una fantoccio, viene posta in cima alla struttura. Da come brucia la vecchia molti traggono auspici per la prossima primavera.
Il rito risale all´antico popolo dei Liguri, in occasione del particolare momento astronomico dell´equinozio, poi la tradizione pagana si fuse con quella cristiana celtico-irlandese dei monaci di San Colombano, giunti in epoca longobarda.
Ad alimentare il fuoco serve di tutto: cassette, fogliame, carta e cartone, tralci di vite frutto della recente potatura ed altro ancora. Nelle montagne si usava molto il ginepro, che veniva scelto perchè è molto diffuso ed ha un forte potere calorifico, una volta incendiato sviluppa una forte energia.
Quì si usava il nome di “Cassinella” riferito alla struttura piramidale di alberi, arbusti, ginestre e potature dei frutti.
In tutti i paesi si accendevano i falò in una sorta di gara per la più luminosa. Se i giovani si occupavano della ricerca degli alberi, gli adulti giravano per le vie del paese alla ricerca di uova e vino, in modo di concludere la nottata con frittate ed abbondanti libagioni.
La festa è comune in tutta la Val Trebbia, salendo a Marsaglia, il falò viene chiamata Fuià. Ma anche la Val d´Aveto non è da meno, ed il rito si ripete anche a Salsominore.
Questa festa tutta speciale a Bobbio, si è sempre consumata in località Candia, accendendo sul greto del torrente Bobbio un falò grossissimo cui facevano un tempo eco tutti quelli contemporaneamente accesi nei campi, o a fianco dei cascinali di campagna e sulle creste dei monti, infiammando di un tenue rossore tutta la vallata.
Oggi, per iniziativa del Sodalizio, l´accensione della “fuiè” si effettua, con le dovute misure di sicurezza.
La festa è anticipata in Piazza del Duomo con una breve esibizione del coro della Scuola Media, all´interno della cattedrale, con recita dei bambini di poesiole inneggianti la primavera.
Attorno al fuoco i bambini intonano il tipico ritornello: “San Giusep l´è pasè, la primavera l´è riturnè!”. Bevande calde, frittelle e torte propiziano quindi un piacevole momento serale di aggregazione. Sarà servito anche dell´ottimo vin brulè.
Informazioni (telefoni ,e-mail, web, webcam e video):
Riconoscimenti ambientali e storico culturali:
Bobbio ha il riconoscimento di Città d´Arte e Cultura.
Dal 2006 è stata insignita della Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano, come centro alto-medioevale di interesse turistico, che si distingue per eccellenza ed accoglienza; il gruppo conta 163 comuni in Italia.
La cittadina è inoltre inserita nell´Organizzazione Mondiale del Turismo.
Dal 2008 fa inoltre parte del club I borghi più belli d´Italia, che conta 196 borghi in tutto il territorio italiano.