In pensione ma con penalizzazione: dai 59 ai 63 anni le possibilità reali

Occorre calibrare bene la decisione di andare in pensione tra i 59 e i 63 anni. Attenzione, in particolare, al sistema contributivo.

Con l’avvicinarsi della pensione, i lavoratori e i contribuenti italiani cercano di trovare la soluzione migliore. Del resto, ci sembra ovvio e comprensibile, nessuno vorrebbe mai perdere un centesimo, dopo anni di duro lavoro. Eppure, chi sceglie di andare in pensione tra i 59 e i 63 anni, rischia seriamente di finire penalizzato. Ecco le opzioni in campo. Carta, penna, calcolatrice. Sì, ma il consiglio è quello di sempre: affidatevi a professionisti del settore come consulenti del lavoro, commercialisti, CAF e patronati.

In pensione ma con penalizzazione
Pensioni: chi rischia di essere penalizzato (piacenzainternet.it)

Il sistema pensionistico italiano è tra i più complessi che esistano, per cui è un po’ presuntuoso pensare di potersi orientare da soli. Peraltro, dalla scelta che si farà quando si decide di ritirarsi dal mondo del lavoro per godersi il meritato riposo, non si torna indietro. Per cui, è opportuno sapete che andando in pensione tra i 59 e i 63 anni, che è una fascia di età molto gettonata in Italia, si rischia di incorrere in penalizzazioni importanti. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Pensioni: chi rischia di essere penalizzato

Parliamo, in particolare, di Opzione Donna e Quota 103. Per queste due possibilità di pensionamento anticipato, molto battute dai futuri pensionati italiani, lo scoglio principale da superare è rappresentato dal sistema di calcolo contributivo. Questo calcolo, infatti, può portare non poche penalizzazioni in termini economici. Opzione Donna permette alle donne di andare in pensione con almeno 35 anni di contributi, a partire dai 59 anni. Mentre, Quota 103 consente il pensionamento con almeno 62 anni di età e 41 di contributi.

pensione dai 59 ai 63 anni le possibilità reali
Pensioni, cosa cambia con i nuovi importi (piacenzainternet.it)

Il sistema contributivo si basa sui contributi effettivamente versati e non sulla retribuzione degli ultimi anni di carriera, che è il principio del vecchio sistema retributivo. Il calcolo contributivo è particolarmente penalizzante per quei lavoratori che, avendo accumulato più di 18 anni di contributi entro il 1995, avrebbero potuto beneficiare di una pensione più alta con il sistema retributivo fino al 2012. Invece, coloro con meno di 18 anni di contributi a quella data, subiscono il ricalcolo retributivo solo fino al 1995.

Per accedere a Quota 103, sono necessari 62 anni di età e 41 anni di contributi. Se questi requisiti vengono soddisfatti nel 2024, è necessario accettare il calcolo contributivo, il che non accade se i 41 anni di contributi sono stati raggiunti entro il 2023. Per Opzione Donna, con soli 35 anni di contributi richiesti, è meno probabile aver accumulato 18 anni di contributi prima del 1996, riducendo così l’impatto del calcolo contributivo.

E così, dunque, un lavoratore che va in pensione con 62 anni e 41 anni di contributi riceverà un assegno inferiore rispetto a chi esce a 63 o 67 anni con la stessa quantità di contributi. Per parlare di cifre vere, che vanno evidentemente a incidere sulla vita dei futuri pensionati, possiamo dire che dai 67 anni fino a una vita media di 82 anni, il taglio di 500 euro al mese comporta una perdita totale di 104.000 euro.

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